Vivi Stabio
Alcuni importanti ritrovamenti fatti nel corso di scavi effettuati sul territorio comunale
Reperti archeologici
La stele funeraria dedicata a Caio Vero, databile alla seconda metà del I secolo d.C., realizzata in marmo bianco e di notevoli dimensioni, è stata rinvenuta nella chiesa dei Santi Pietro e Lucia a San Pietro, originaria sede della parrocchia di Stabio. Sembra che a fine Quattrocento la stele fosse già murata nell’angolo meridionale della facciata della chiesa. In seguito all’aggiunta della navata laterale destra nel 1896, che avrebbe nascosto l’epigrafe, la stele fu spostata all’interno della chiesa, dove fu murata contro un pilastro.
Nel 1957, la stele fu trasportata a Basilea per l’esposizione Die Schweiz zur Römerzeit; al suo termine si decise di non riportarla a San Pietro, ma di collocarla presso la casa comunale di Stabio, dove ancora oggi si trova, sotto il portico sul retro dell’edificio.
Il testo dell’epigrafe recita:
V(iuus) F(ecit) / C(aius) VIRIUS VERUS / OUF(entina) MED(iolaniensis), / VI UIR IUN(ior) / PONTIF(ex) ET DECUR(io), / ITEM MANIBUS FILIORU(m) / SUORUM / C(aio) VIRIO VERIANO / ET / VIRIAE C(ai) F(iliae) VERAE, / QUI UIXERUNT ANN(os) / QUINOS DENOS.
Traduzione:
Da vivo fece Caio Virio Vero, della tribù Oufentina, milanese, seviro iuniore, pontefice e decurione, e così pure ai Mani dei suoi figli, Caio Virio Veriano e Viria Vera, figlia di Caio, che vissero quindici anni ciascuno.
L'Ara votiva è una pietra, generalmente in marmo, dotata di un’iscrizione in cui il devoto ringrazia una certa divinità per qualche beneficio avuto o per una grazia concessa. Non sono elementi esclusivi della cultura romana, perché anche gli egizi e i greci ne eressero nell’antichità.
L’ara romana dedicata a Mercurio da Caio Capellino Sora servì presumibilmente da altare in una chiesetta di San Michele a San Pietro, demolita nel 1597. Andò in seguito persa e riapparve solo nel 1849, collocata in un pilastro della chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo. Fu in seguito posta presso il portico antistante la chiesa fino al 1957, quando fu spostata presso la casa comunale di Stabio, dove ancora oggi si trova, sotto il portico sul retro dell’edificio.
La trascrizione del testo inciso recita:
MERCURIO / U(otum) S(oluit) L(ibens) M(erito) / C(aius) CAPELLINUS / SORA
Traduzione:
A Mercurio sciolse il voto volentieri meritatamente Caio Capellino Sora.
Lo Scudo di Stabio è un reperto di origine longobarda risalente al VII secolo rinvenuto nelle vicinanze della chiesa dei Santi Pietro e Lucia a San Pietro. Fu disseppellito in una necropoli longobarda scoperta in zona nel 1837, dove in una tomba vennero portati alla luce anche altri oggetti posti ai piedi del defunto, come una piccola croce d’oro, una spada, una lancia e un contenitore di bronzo.
Originariamente lo scudo era in legno, probabilmente ricoperto da pelle attaccata alla struttura con chiodi e borchie che si inserivano nella decorazione presente sul bordo esterno. Oltre alla struttura dello scudo, della decorazione furono rinvenute una serie di lastrine in bronzodorato che presumibilmente rappresentavano una scena di caccia composta da cavalieri e da cani. L'importanza delle lastrine figurate è anche legata al fatto di essere tra gli esempi più antichi conosciuti di evoluzione delle arcaiche forme astratte barbariche in qualcosa di figurato, risentendo quindi degli influssi artistici mediterranei, testimoniati da animali come il cane. Malgrado l'influsso della sfera artistica mediterranea, certi elementi dello scudo rievocano caratteristiche totemiche care alla tradizione germanica.
Lo scudo è oggi conservato all'Historisches Museum di Berna, un cavaliere si trova al Museo del Bargello di Firenze e un cane al Museo civico di Bellinzona.